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chicchi di caffè
 
AZIENDA

Breve storia del caffè

Quasi sicuramente la scoperta, la coltivazione e l’uso del caffè è legata alla storia del commercio, delle guerre e delle colonizzazioni, situazione comune ad altri tipi di piante, semi e spezie, che hanno portato in Europa tanti altri prodotti e cibi sconosciuti. La diffusione nel mondo è stata favorita dalle numerose guerre e dalle alternanze coloniali dei popoli, che, durante le loro migrazioni, lo introdussero nelle diverse terre. Partendo dai viaggi di Marco Polo nelle Indie fino a giungere ad epoche più recenti quando la storia tutta è supportata da fatti più certi, assistiamo ad un avvicendarsi di fatti che spaziano dalle leggende più fantasiose alla verità riscontrabili.
Intorno al caffè ruotano, dunque, molte leggende ed alcune hanno sicuramente un fondo di verità.
A partire da quella dei monaci del Monastero Chehodet nello Yemen, secondo la quale uno di loro, su consiglio di un pastore che aveva constatato che le sue capre ed i suoi cammelli si mantenevano "vivaci" anche di notte se mangiavano certe bacche, preparò una bevanda con queste bacche allo scopo di restare sveglio per poter pregare più a lungo.
Aneddoto analogo viene narrato dal frate maronita Antonio Fausto Nairone, docente di teologia alla Sorbona nel 1700. In Arabia un pastore di nome Kaddi, avendo portato al pascolo le sue capre, osservò che queste, dopo aver mangiato le bacche di una pianta, mostravano segni di eccitamento. Il pastore riferì l'accaduto all’abate Yahia, un letterato del tempo. Il suo intuito e le sue conoscenze lo portarono a dedurre che il fenomeno era da attribuire alle proprietà della pianta. Così lui provò a ricavarne la bevanda amara che rinvigoriva il corpo liberandolo da sonno e stanchezza.
Gli abitanti dell'Abissinia raccoglievano le bacche di caffè, dopo averle fatte essiccare, le abbrustolivano con burro e sale e ne facevano dei pani aromatici che consumavano durante i loro viaggi. Questa usanza è praticata ancora oggi da alcune tribù africane. Analogo consumo ne facevano gli antichi guerrieri arabi che credevano che tale cibo, per la presenza di caffeina, li rendesse più coraggiosi e aggressivi durante le battaglie. Secondo alcuni studiosi l'importazione e la coltivazione della pianta del caffè si diffuse in Arabia nelle zone montane dello Yemen, in seguito alle invasioni etiopiche del XIII e XIV secolo. Infatti, proprio in Arabia sono ambientate le storielle più popolari sul caffè in quanto proprio all'Arabia si attribuisce l'impiego delle bacche sotto forma di bevanda.

Per alcuni studiosi esisteva già ai tempi di Omero e lo si beveva a Troia. Questa è soltanto una delle tante tesi legate all'origine del caffè, se volessimo seguire le varie storie ci perderemmo in una grande quantità di storie conosciute.
Possiamo affermare che già a partire dal 1454 nell'odierno Yemen era consuetudine sorseggiare il caffè ed il governo ne approvò il consumo lodando le sue qualità corroboranti contrapposte a quelle soporifere del qat o kat, bevanda diffusa su tutto il territorio nazionale.
Da qui partì una vera e propria diffusione che toccò le coste del Mar Rosso, La Mecca e Medina fino a d arrivare al Cairo incontrando un ampio favore dei popoli arabi favorito anche dal divieto del Corano di bere vino che trovò immediata sostituzione proprio con il caffè assumendo l'appellativo ancora oggi valido di "Vino dell'Islam".
Secondo alcuni racconti il caffè stimolando l'intelligenza, la creatività e la fantasia era visto positivamente dalla religione islamica che lo contrapponeva al vino che con le sue proprietà considerate negative era ritenuto responsabile di provocare sonnolenza e distrazione.
La religione islamica si diffondeva rapidamente e altrettanto rapidamente portava nei Paesi raggiunti e conquistati il fascino di questa nuova bevanda scura, il caffè appunto, che giunse a Costantinopoli nel 1517 circa, dopo la conquista dell'Egitto a opera di Selim primo. Da allora si prese l'abitudine di berlo in tutto l'impero turco, mentre tale abitudine era già ben radicata a Damasco (due locali all'epoca noti erano il Caffè delle Rose ed il Caffè della via della Salvezza) e ad Aleppo,
Anche a Costantinopoli la diffusione di questa bevanda vide nascere un gran numero di Caffè alcuni estremamente sfarzosi che servivano sia come luogo d'incontro e di svago sia come luogo di dibattito politico.

A far conoscere il caffè in Europa contribuirono i molti viaggiatori, commercianti ed avventurieri che seguirono le rotte delle navi, ma anche studiosi, medici a disegnatori. A queste persone il caffè si presentò come una novità di rilievo ed assoluta e gli diedero una tale importanza da compilare pagine e pagine di scritti o disegni, ancora oggi possiamo vedere diverse riproduzioni o miniature dell'epoca inerenti a questo tema. Tra i tanti autori che ci hanno lasciato una testimonianza vale la pena ricordare Prospero Albini detto Albus medico e botanico dell'Università di Pavia, Leonhard Rauwolf medico di Ausburg, suo è uno dei primi libri che parlano di caffè, Antoine de Galland e Jean Thévenot.
Se non è il caso di soffermarci sulla storia di questi personaggi, ben più interessante è vedere come il caffè sia giunto in Italia ed in altre parti d'Europa.
Il 1615 è considerata la data in cui il caffè fece la sua comparsa in Europa grazie ai commercianti veneziani seguendo le rotte marittime che univano l'Oriente con Venezia e Napoli ed il merito di averlo introdotto spetta al botanico Prospero Alpini che era stato medico del console di Venezia in Egitto, a G. Francesco Morosini, a Pietro della Valle.
Venezia fu la prima città italiana che conobbe l'aroma del caffè, per poi diffondersi in tutta la Penisola e divenire punto di riferimento per mercanti non solo italiani, ma anche provenienti da altri Paesi specialmente del centro-nord Europa.
Prima di essere consumato come semplice bevanda, il caffè veniva anche bevuto per sfruttare alcune sue proprietà medicamentose e digestive e per questo motivo il suo prezzo era piuttosto elevato. Nel momento in cui si capì che la diffusione del caffè era tale da poter riempire le casse dello Stato nacquero le prime "Botteghe del Caffè", la più antica d'Europa, il Caffè Florian, si trova tuttora sotto i portici di Piazza San Marco a Venezia, per battere la concorrenza, un caffettiere fece pubblicare e distribuire un libretto che descriveva ed esaltava le proprietà di questo elisir d'oriente.
In Italia il caffè divenne presto dono da offrire in talune circostanze ed offerto come dono d'amicizia ed amore; era abitudine che i corteggiatori inviassero alle proprie innamorate vassoi colmi di caffè e cioccolata.
L'affermarsi del caffè come nel mondo musulmano, incontrò qualche problema, uno in particolare è importante da ricordare perché legato alla religione: alcuni sacerdoti si mostrarono contrari alla diffusione di questa bevanda e ne proposero la scomunica ritenendola una "bevanda del diavolo" e fecero pressione su Papa Clemente VIII affinché ne vietasse l'uso. A questo punto, il Pontefice, prima d'interdirla volle provarla di persona e ne rimase talmente colpito in positivo che non solo decise di non mettere il caffè al bando, ma addirittura lo volle battezzare rendendolo una "bevanda cristiana".
A partire dal 1683 i caffè in Italia si moltiplicarono e sebbene Venezia fosse la città dove essi erano più numerosi, presto altre città della Penisola. Giorgio Quadri nel 1775 fu il primo a far assaporare ai propri clienti l'autentico caffè alla turca.
Non solo a Venezia, ma anche in altre città fiorirono eleganti "Caffetterie" dette anche "Caffè Storici" (Caffè Greco a Roma, Pedrocchi a Padova, San Carlo a Torino e numerosi altri).
Il nome di questi locali nel corso dei secoli è stato legato a persone note della società (scrittori, politici, filosofi) che ne erano abituali frequentatori, conferendo così un ulteriore valore e prestigio a queste "Caffetterie".

Fonte: rivista Food & other

 

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